martedì 25 settembre 2018

Apocalissi musico-virtuali?

Da Mauro Pini (Aurora Lunare)


Loris Furlan (Lizard Records) 

Con tutta comodità, Loris, avrei un grande piacere e interesse culturale, musicale a sapere la tua su una vexata questio che mi ha contributo a rendere ancora più superficiale il mio già scarso e leggero sonno, ossia sulla profezia degli ipermodernisti digitali, fautori del nuovo che avanza a tutti i costi (come se nuovo coincidesse con bello, buono e valido, forma mentis che mi richiama l'approccio yuppie ottantiano): i ritmi travolgenti dello sviluppo tecnologico avrebbero condannato a morte i tradizionali supporti musicali, il vinile (anche se in retta ripresa e non da ora...) e in particolare i CD-DVD. A sentire i turiferari del futurismo musicale informatizzato pare che siamo tutti destinati a buttare nella spazzatura decenni e decenni di collezioni, spese, emozioni, storie, ricordi e chi più ne ha più ne metta (a meno di non salvarli tutti nel pc in formato mp3):ma siamo impazziti? scenari da incubo, da catastrofe, uno dei miei peggiori incubi... vedere distrutti tutti miei CD-DVD-vinili. Si sa, l'impermanenza regna sovrana in questa valle di lacrime e guai attaccarsi alle cose che inevitabilmente dovremo lasciare, ma come far finta che queste "cose" contengono i nostri ricordi e memorie emotive? Tutto ciò è "umano, troppo umano" direbbe il noto filosofo vissuto nell'Ottocento, dissacratore di miti e certezze, annunciatore della "morte di Dio"

Non mi stupisce che si faccia sempre più fatica a trovare lettori e dvd in commercio (ma siamo poi così sicuri?) e magari costeranno sempre di più o non ci saranno per impianti hifi (anch'essi destinati alle disfatture?) ma solo per pc, ma davvero con le nostre migliaia di CD potremmo giocarci solo a frisby nelle spiagge (e neanche perché mi sa che è vietato anche quello!). E allora, mi chiedo e chiederei a questi profeti del postmodernismo digitale, perché si continua a produrre CD con ritmi industriali come nulla fosse (c'è pure il vinile, tornato alla grande quando pareva anch'esso destinato al cimitero). La logica dei mercati non si impietosirebbe di fronte alle nostre grida di dolore o ai nostri ricordi andati in fumo (una forma moderna di damnatio memoriae) ma oso pensare che una qualche soluzione, anche di fronte allo scenario peggiore verrà trovata. Non mi pare, o meglio mi auguro, che valga (come un amico mi ha detto) il paragone coi VHS: vuoi mettere la quantità di produzione dei CD-DVD con quella delle videocassette?). Noi progster di origine settantiana (e non solo!) non ci rassegneremo mai a sentire la nostra musica in mp3 magari accatastando migliaia di file tutti uguali da sentire con lo smartphone, ovviamente nn più di pochi secondi ciascuno per non essere colti dalla noia, presi dall'ansia del nuovo (sic!). Simili condanne capitali vennero proferite anche per il vinile (vedi sopra), il libro e i giornali. Beh, se così fosse mi fa proprio piacere sapere di appartenere a una razza in estinzione (riprendendo il grande Giorgio Gaber), e penserei come poter su Marte tutti i miei CD e vinili ... Scenari tecno-apocalittici dunque: ammesso siano tali, come si può salire in tempo, con i nostri bagagli musicali a seguito, sull'Arca di Noè?


Settembre 2018: lettera di un piccolo produttore discografico ad un amico fruitore di dischi, amareggiato e disorientato (...quasi spaventato)

Da Loris Furlan (Lizard Records






a Mauro Pini (Aurora Lunare)


Caro buon Mauro, ti rispondo di slancio, emotivamente. La questione del supporto musicale, discografico, (ora anche chiavettistico?) ovviamente mi coinvolge alla grande, ma non certo per ragioni economiche,  certamente affettive, appassionate, che sappiamo essere in fondo il vero sostentamento esistenziale.
Il problema è chiaramente culturale ed epocale, nel senso che la giovane generazione già indotta al consumo compulsivo e irrazionale (perchè sappiamo che il capitalismo/liberismo vuole dapprima formare dei consumatori) è già in quel presente che non considera più il supporto discografico, certamente non il CD, ma solo marginalmente il vinile, forse per rigetto, forse nell'ottica di quello stesso consumo, un pò per sentirsi alternativi, fuori dal gregge.
Di questo sono consapevole da tempo, ma non me ne sono mai preoccupato, cosciente della presenza di due mondi che non si amano: da una parte c'è l'onda irrefrenabile, a suo modo assolutistica, del mercato, che si nutre solo di obiettivi economici, e che non ha certo freni nel triturare una nuova generazione (e oltre), inesorabilmente assuefatta alle sue dinamiche "innovative-tecnologiche" (quel nuovo irrefrenabile, che non si può e non si deve fermare), e non c'è modo di rimanerne fuori (avessi oggi vent'anni mi troverei parecchio a disagio, ma ne sarei coinvolto), dall'altra c'è ancora una nicchia che non potrà fare a meno dei propri amori, incluse le proprie collezioni di dischi, che non butterà nella spazzatura (al più svenderà ciò che è meno interressante per far posto in casa).
Quella nicchia sta sopravvivendo. Con noi, vecchietti? Sì, soprattutto, ma un pò (pur poco e marginale, nei casi migliori) di transizione generazionale ci sarà. Mi rincuora vedere mio figlio, a 20 anni, desiderare ancora i dischi, cd e lp, dei suoi eroi, certo non onnivoro e di perenne curiosità e ricerca come noi, ma già non è poco.
E dopo di noi? Mi sovviene di intonare quella vecchia canzone di Guccini "...ma noi non ci saremo", ed egoisticamente lasciare serenamente ai posteri i propri deserti culturali. Ma certamente me ne spiace, e ancora vorrei auspicare degli anticorpi, qualche piccola residua sacca di resistenza, e in fondo è quel che sta avvenendo già oggi con cd autoprodotti, piccole etichette indipendenti (certo, anche la Lizard), demo, vinili carbonari. Auspico un bisogno di oggettiva tangibilità/fisicità. Auspico che qualche individuo, pur in risicata minoranza, decida di dissentire dall'onda devastatrice di cui sopra (che vuole decidere per lui, per le sue scelte, le passioni, il tempo della propria vita, i pensieri....ah il caro buon Gaber che negli anni 70 recitava "...i gusti sono la vera sostanza ideologica...").



Del resto i numeri sono sempre più irrisori e ci danno torto. EPPURE in questa piccola reazione anomala, chiamiamola ancora umanità, la Lizard e tanti altri continuano a sopravvivere, magari ognuno in piccolissimi scompartimenti, ma anche questo non è poco.
Tranquillo caro Mauro, sono certo che tu non butterai mai i tuoi dischi, nè lo farò io e tanti altri.
Certo, quando noi non ci saremo, l'onda devastatrice potrebbe aver compiuto la sua opera sostanzialmente definitiva, la sua tabula rasa dei cervelli (o meglio la loro programmazione). E mi vengono le lacrime nel pensare a quel vecchio veneziano appassionato di musica classica che, una volta morto, si è "visto" svendere dal figlio tutta la sua meravigliosa collezione di dischi ad un rigattiere, per quattro soldi. Senza amore, non per la musica (quella il figlio non l'ha avuta mai) ma per il padre.
Mi auguro che non sarà così anche per i miei figli (senza pretendere che tengano tutto il magazzino Lizard), ma mi auguro pure, non così velleitariamente, che le piccole realtà carbonare (e davvero ce ne sono tante) sopravvivano al tempo, anche all'onda devastatrice, spernacchiandola con una risata ancora sentimentalmente anarchica.
Ci sono due mondi: uno, che è massa e dunque grande autostrada delle ovvietà, che non si pone domande e assorbe tutto quello che gli viene propinato, avvelenato di desideri e bisogni indotti, di domeniche passate al centro commerciale, e uno che ama ancora il silenzio ("...se ci fosse più silenzio potremmo capire qualcosa di più", Fellini da La Voce della Luna), che non si fida dell'aria viziata che sta respirando, che ama cercare delle risposte in profondità, che ama ciò che è vero e sa ancora distinguerlo da ciò che è artefatto, che ama ascoltare ed emozionarsi con un album di musica (vera) appoggiato sul piatto o in un lettore cd, adornando la propria casa (anche) di dischi.



Noi stiamo dalla seconda parte, siamo pochi ma non soli...

Buona giornata, caro amico lunare (La Voce della Luna, citazione non casuale, è stato ispirato dal libro "il poema dei lunatici", in cui ti vedrei bene fra i protagonisti)

Loris Furlan



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