Da tempo avevo sviluppato la capacità di arrivare nei meandri più profondi dell’animo umano, per cui mi sedetti accanto a lui chiedendo spiegazioni. Gli dissi, per giustificare la mia ignoranza e farlo sentire importante, che provenivo da terre lontane e che questa era la mia prima visita alla città. “Ma da voi non sono ancora arrivati i dissolutori?” mi chiese l’uomo con un sospiro di speranza. “Dissolutori? Ma chi sono?”, risposi con garbata meraviglia. “Se non comprendi cosa stia accadendo, devo raccontarti come siamo arrivati a questa situazione intollerabile”.
L’uomo
con gli occhi tristi e la parlata lenta iniziò il suo racconto: “Un tempo
questo luogo si chiamava Terra
dei Luminosi Vinili. Era una leggiadra oasi per noi
appassionati di dischi. Ci recavamo in cima alla collina, al tempio, per
ascoltare assieme musica di qualità. L’equilibratore dell’eufonia collettiva
era il sommo “Sacerdote
Metronomo” che sceglieva pezzi particolari come il 45
giri Danze della sera (suite in modo psichedelico) dei
romani Chetro & co o i psichedelici californiani Ant
Trip Ceremony o il sound con influenze classicheggianti dei
newyorchesi Ars Nova. Eravamo
felici, collezionisti e semplici fruitori. Tutti immersi nella vibrante essenza
del suono caldo e morbido che solo i vinili sanno offrire, rassicurati
compiutamente dal rito di spostare il braccetto del giradischi e posare la
puntina sui solchi dei dischi. Negli
anni successivi comparvero i Compact
Disc (CD), una tipologia di disco ottico che permetteva
l’ascolto in digitale della musica. Noi,
però, rimanemmo fedeli alla linea dei long
playing e dei 45 giri, pur apprezzando la digitalizzazione
della prima era”.
“I
tempi mutarono – continuò l’uomo – nubi minacciose si ersero fitte. L’Incontrovertibile Coalizione
(I.C.) salì al potere con i suoi algoritmi di compressione
audio (gli MP3), bandendo ogni forma di ascolto che non fosse in quel formato.
Un tassello fondamentale di un disegno più ampio per anestetizzare tutte quelle
emozioni che l’ascolto di un vinile o – in minima parte – di un cd potevano far
scaturire.La
I.C. creò un corpo speciale di polizia chiamata La Corporazione dei
Dissolutori, che iniziò ad eliminare tutti i vinili e i cd
esistenti attraverso un’arma che in pochi secondi li dissolveva lasciando solo
una nuvoletta, come un anima musicale che saliva in cielo. Ma
come potevamo accettare un ascolto sintetico così compresso dei nostri brani
preferiti? Alcuni, io tra quelli, riuscirono a nascondere la propria collezione
di vinili, ma oggi Very ‘eavy Very ‘umble me li ha scoperti e
dissolti”.
“Ma Very ‘eavy Very ‘umble non è il titolo di un gran disco degli Uriah Heep?” domandai sbigottito per il racconto.“Certo – continuò l’uomo – ma devi sapere che ogni dissolutore veste una tuta iconografica con la rappresentazione di una copertina storica di un disco. Vogliono desensibilizzarci dalla nostra passione, come se, vedendo le immagini e temendo il loro intervento, dovessimo, conseguentemente, odiare le vere pietre miliari della storia del rock. Vedi lassù in alto, su quella torre c’è il grande occhio di Journey to the centre of the eye dei Nektar che ci osserva imperturbabile e guarda a destra come in quel locale la gaudente cameriera di Breakfast in America dei Supertramp sì aggira con il vassoio contenente le bevande cognitive speciali, ricchi di nettare della conoscenza musicale. Possono beneficiarne solo i D.M.I. (Delatori Molto Importanti ), persone di fatto prive di anima autonoma che hanno aiutato la I.C. a smantellare intere collezioni di dischi.In quell’istante transitò una pattuglia di dissolutori con l’uomo schizoide de In the Court of Crimson King in prima linea. Ci ordinarono, vigorosamente, di alzarci e di non sostare in quel luogo. Fu agghiacciante il ghigno feroce di Aqualung mentre gridava “Intanto ve li nebulizzeremo tutti!!!”Ero sconvolto, allibito da questo tipo di mondo, mi sembrava una Follia e non era certo il titolo del disco di Fabio Celi e gli infermieri,.
“Ma Very ‘eavy Very ‘umble non è il titolo di un gran disco degli Uriah Heep?” domandai sbigottito per il racconto.“Certo – continuò l’uomo – ma devi sapere che ogni dissolutore veste una tuta iconografica con la rappresentazione di una copertina storica di un disco. Vogliono desensibilizzarci dalla nostra passione, come se, vedendo le immagini e temendo il loro intervento, dovessimo, conseguentemente, odiare le vere pietre miliari della storia del rock. Vedi lassù in alto, su quella torre c’è il grande occhio di Journey to the centre of the eye dei Nektar che ci osserva imperturbabile e guarda a destra come in quel locale la gaudente cameriera di Breakfast in America dei Supertramp sì aggira con il vassoio contenente le bevande cognitive speciali, ricchi di nettare della conoscenza musicale. Possono beneficiarne solo i D.M.I. (Delatori Molto Importanti ), persone di fatto prive di anima autonoma che hanno aiutato la I.C. a smantellare intere collezioni di dischi.In quell’istante transitò una pattuglia di dissolutori con l’uomo schizoide de In the Court of Crimson King in prima linea. Ci ordinarono, vigorosamente, di alzarci e di non sostare in quel luogo. Fu agghiacciante il ghigno feroce di Aqualung mentre gridava “Intanto ve li nebulizzeremo tutti!!!”Ero sconvolto, allibito da questo tipo di mondo, mi sembrava una Follia e non era certo il titolo del disco di Fabio Celi e gli infermieri,.
Mentre
il mostriciattolo zombie di Live after death degli Iron
Maiden mi stava –minacciosamente – venendo incontro, mi svegliai di
soprassalto con la dilemmatica angoscia che tutto ciò potesse essere non un
sogno, ma una realtà tremenda.Terrorizzato,
andai nella stanza dove erano sistemati i miei vinili e cd. Solo dopo aver
visto che tutto era in ordine mi ripresi dallo spavento.Il
sogno sarà pure il guardiano del sonno, come affermava Freud, ma in
quest’occasione fui ben lieto di essermi svegliato e di aver dissolto – IO –
quell’incubo vivido.Dalla
libreria estrassi il 33 giri della Decca Record de The snow goose dei Camel, il mio disco da isola deserta.
Tornai a letto, accarezzandolo come un bambino l’orsacchiotto.Come Linus la sua coperta, avevo bisogno di quel vinile per rassicurarmi.In quel momento era una sorta di “oggetto transazionale” per passare da una fase soggettiva di estrema paura (l’incubo) ad una oggettiva di presenza confortante (l’autentica esistenza del disco preferito).
Tornai a letto, accarezzandolo come un bambino l’orsacchiotto.Come Linus la sua coperta, avevo bisogno di quel vinile per rassicurarmi.In quel momento era una sorta di “oggetto transazionale” per passare da una fase soggettiva di estrema paura (l’incubo) ad una oggettiva di presenza confortante (l’autentica esistenza del disco preferito).
Il
concetto di oggetto transazionale è
stato coniato dal pediatra e psicanalista inglese Donald Woods Winnicott
(Plymouth, 7 aprile 1896 – Londra, 28 gennaio 1971) per evidenziare come i
bambini si leghino profondamente a certi oggetti (pelouche, pupazzi ecc…) e
come essi rivestano un’ importanza significativa, ad esempio nella fase che
precede il sonno.Per Winnicott l’oggetto transazionale
è il mezzo utilizzato dai bambini per attraversare il complesso iter
soggettività-oggettività: “la transizione del bambino da uno stato di essere
fuso con la madre ad uno stato di essere in rapporto con la madre come qualcosa
di esterno e separato” (Donald Woods Winnicott “Psicanalisi dello sviluppo”
Armando Editore, pag.73).
In
poco tempo Hýpnos, il dio del sonno, mi riprese tra le braccia. Mi svegliai al
mattino senza ricordare altri sogni con l’anatra del disco dei Camel che,
dal comodino, sembrava mi facesse un rassicurante occhiolino. Presi il 33 giri
e mi misi ad ascoltarlo. Un’emozione lunga una suite mi catturò l’anima, per
l’ennesima volta posai il pensiero sulla vigorosa consapevolezza che un mondo
senza vinili risulterebbe imperfetto.
MAURO SELIS
MAURO SELIS
Complimenti per questo bellissimo blog! Lo diffondo tra i miei amici appassionati di musica
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